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Feb 8, 2016 - libero scrivere    Commenti disabilitati su Il mare d’inverno é come…il mare d’estate…

Il mare d’inverno é come…il mare d’estate…

Cielo azzurro…mare calmo…sole splendente…

anche a Febbraio…

iniziare la giornata guardando l’orizzonte

bé, semplicemente squisito…

fare colazione e guardare l’azzurro é una vera

pacchia…

E’ sempre bello ritornare nei luoghi dove

si é vissuto e rivedere gli amici d’infanzia,

ricordare i tempi della scuola,

ridere e stare bene…mai dimenticare…

é stato parte di noi…farà sempre parte di noi

anche se diventiamo adulti e maturi.

Ricordare fa bene…non é nostalgia,

é un modo per mantenere viva la memoria.

Nov 4, 2015 - libero scrivere    Commenti disabilitati su 4 NOVEMBRE 1918 – PER NON DIMENTICARE

4 NOVEMBRE 1918 – PER NON DIMENTICARE

Celebrazione del Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate

” Per non dimenticare

i caduti

i loro corpi martoriati,

la fame,

la sofferenza,

la malattia,

lo strazio delle carne

le lesioni dell’anima

i tormenti della mente.

Si cammina in silenzio,

si porta rispetto,

si dona un pensiero,

un fiore,

una lacrima,

una parte di noi

una parte di loro,

passato, presente, futuro.

Grazie Milite ignoto,

grazie, Uomo. “

DA:  IL POST

Il 4 novembre in Italia è una festa, anche se si va a lavorare lo stesso, e non è un giorno segnato in rosso nel calendario: è la festa dell’unità nazionale e delle forze armate, un tempo molto sentita e oggi meno nota e ricordata. II 4 novembre è l’anniversario dell’entrata in vigore del cosiddetto armistizio di Villa Giusti del 1918, col quale si fa coincidere convenzionalmente in Italia la fine della Prima guerra mondiale. L’accordo fu firmato a Padova il giorno prima, il 3 novembre 1918, dall’Impero austro-ungarico e l’Italia, che era alleata con la Triplice Intesa (il Regno Unito, la Francia e la Russia). Le trattative per l’armistizio erano cominciate il 29 ottobre, durante la battaglia di Vittorio Veneto: l’ultimo scontro armato tra l’Italia e l’Impero austro-ungarico.

Il generale Armando Diaz, comandante delle forze armate italiane, comunicò la vittoria e la fine della Guerra con un bollettino: «La guerra contro l’Austria-Ungheria che l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. […] I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza». L’armistizio non fu però un successo per l’Italia. Sebbene gli accordi iniziali prevedessero per l’Italia l’annessione di Trentino, Tirolo meridionale, Venezia Giulia, l’intera penisola istriana (esclusa Fiume), una parte della Dalmazia, alcune isole dell’Adriatico, le città albanesi di Valona e Saseno e il bacino carbonifero di Adalia in Turchia, oltre alla conferma della sovranità su Libia e Dodecaneso, le nazioni della Triplice Intesa decisero di non concedere all’Italia tutti i territori promessi: è la ragione per cui Gabriele D’Annunzio parlò notoriamente di “vittoria mutilata“.

L’Italia – che prima di entrare in guerra era considerata vicina ad Austria e Germania e poi si dichiarò neutrale – si vide riconoscere il Trentino, l’Alto Adige, l’Istria e Trieste, ma non la Dalmazia e la Libia. In ogni caso, il 4 novembre si celebrano per questo la giornata dell’unità nazionale (per l’annessione di Trento e Trieste al Regno d’Italia: non va confusa con l’anniversario dell’unità d’Italia) e la giornata delle forze armate, poiché quei giorni del 1918 vennero dedicati alle onoranze funebri – in Italia e in Europa – per commemorare i soldati morti in guerra. Quest’anno, tra l’altro, è stata variamente celebrata in tutto il mondo la ricorrenza dei cent’anni dall’inizio della Prima guerra mondiale.

La festività del 4 novembre è stata istituita nel 1919 ed è durata fino al 1976: è l’unica festa nazionale che sia stata celebrata dall’Italia prima, durante e dopo il fascismo. Dal 1977, dopo una riforma del calendario volta ad aumentare i giorni lavorativi, si cominciò a festeggiare la giornata dell’unità nazionale e delle forze armate nella prima domenica di novembre. Negli anni Ottanta e Novanta l’importanza della festa diminuì progressivamente, rispetto agli anni precedenti Sessanta e Settanta in cui era oggetto di discussioni, polemiche e lotte politiche.

Come ogni anno, il 4 novembre il presidente della Repubblica e le altre alte cariche dello Stato visitano la tomba del Milite Ignoto, che ricorda tutti i soldati morti in guerra e mai identificati, all’Altare della Patria di Roma. Il presidente Giorgio Napolitano ha diffuso una dichiarazione: «Questa mattina, in raccoglimento ai piedi del sacello del Milite Ignoto, renderò omaggio ai caduti di tutte le guerre e a coloro che, in questi anni, hanno perso la vita per la sicurezza e la pace. In un mondo che manifesta tensioni e instabilità crescenti, si vanno affermando nuove e più aggressive forme di estremismo e di fanatismo che rischiano di investire anche l’Europa, e l’Italia in particolare, infiltrandone gradualmente le società. È una minaccia reale, anche militare, che, insieme all’Unione Europea e alla Nato, dobbiamo essere pronti a prevenire e contrastare»

Mag 24, 2015 - opinioni    Commenti disabilitati su Per non dimenticare

Per non dimenticare

la mafia uccide solo d'estate

Senza retorica,

senza fronzoli,

senza parole inutili,

il senso é:

” per cambiare le grandi cose,

bisogna cambiare le piccole

a partire da noi stessi,

dai nostri comportamenti “

“Povera Patria”

Franco Battiato

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore…
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ da vivere…
La primavera intanto tarda ad arrivare

Feb 11, 2015 - opinioni    Commenti disabilitati su Basso Continuo di Renzo Cigoi – Per non dimenticare

Basso Continuo di Renzo Cigoi – Per non dimenticare

basso-continuo

BASSO CONTINUO”  DI RENZO CIGOI

<<Renzo Cigoi, poeta e narratore, vincitore di prestigiosi premi di narrativa e di poesia italiani, è stato finalista al Premio Calvino con il suo romanzo inedito Biblion. Sue poesie e racconti sono stati tradotti e pubblicati in sloveno, romeno, russo e francese.

 

Basso continuo e altri racconti di Renzo Cigoi (Edizioni Opposto, Roma. € 14,00) www.opposto.net >>

Commento di Federica Bignardi

http://www.leggeretutti.net/site/basso-continuo/

Intervista con Renzo Cigoi

http://www.gliamantideilibri.it/archives/30423

 

 

PER NON DIMENTICARE QUEI GIORNI

 

PER RICORDARE CHI NON C’E’ PIU’

 

PER TRARRE INSEGNAMENTO DA CHI E’ SOPRAVISSUTO E NON SI LAMENTA MAI DI QUELLO CHE HA PERCHE’ HA PROVATO SU SE STESSO LA FAME E LA MISERIA

 

A VOI  LASCIO LE MIE IMPRESSIONI ACCORATE E SPONTANEE SCATURITE DOPO UNA LETTURA INTENSA E COMMOVENTE

 

 

 

 

Cara Olga, oggi 17 ore 7 fucilati innocenti.

La mia salma si trova di qua dal fiume della scuola dove sta Albegno.

Tu puoi prendere la mia salma anche a Mezzogiorno di oggi.

                                                 

                                                                          Vittorio Tassi “

 

Così esordisce il racconto “ I Perdenti “  di Renzo Cigoi, così leggono i miei occhi , così la mia mente rimane immobile, così il mio cuore si ferma per un attimo. Rileggo incredula.

Ciò che colpisce è la semplicità della morte, un evento scontato, un biglietto sgualcito nelle  mani di una donna che ritira il corpo del marito come un pacco postale. Il “cara” a sottolineare un legame affettivo che sarà interrotto da lì a poco. 7 Innocenti muoiono oggi, la guerra se li porta via come foglie secche sul fiume della Patria, della Nazione, della Vittoria. Rigagnoli rosso sangue ridono di giovani invaghiti dall’ideale, spronati dalla sete di Gloria, annebbiati dall’oppio dell’ipocrisia aristocratica. Si beffano di uomini maturi che imbracciano un fucile, camminano nel fango e ogni tanto sentono “ Splash! Splash! I corpi dei propri compagni cadere nel fiume” …”Era come essere in un macello asiatico dove gli animali appena scannati respiravano ancora…”  . Crude immagini di “ Basso Continuo” immortalano disperate carcasse umane mandate a morire come mosche sullo sterco ancora caldo della Russia lontana, senza motivazione, senza ordini precisi, senza ideologia. Triestini, sloveni, ucraini uniti dall’ “unico desidero sincero  di appoggiare quella rivoluzione perché era fatta di gente che moriva di fame e non aveva ancora maturato nessuna chiara presa di coscienza ideologica : chi aveva mai sentito parlare di Lenin o Marx!”  L’assurda, inconcepibile miseria dell’uomo che esorcizza la morte con la guerra come facevano gli antichi con i sacrifici umani agli dei per allontanare questa inevitabile ed invincibile paura.  Per respirare questo fetore bisogna attraversare le “grise”: tra lame di roccia tagliente come coltelli, si cammina sopra un cimitero, distesa di tombe al cielo aperto, esposte come in un museo della morte, dove ci sono tutte le facce di coloro che sono morti qui lungo i secoli: tratti e profili di ogni etnia e popoli del pianeta scolpiti dal vento e dalla pioggia…sono le voragini delle foibe: fosse comuni senza lapidi né nomi…”

Sento le ossa scricchiolare sotto di me, sento il rumore del dolore mescolarsi a quello del vento freddo. La montagna della morte grida silenziosa contro un cielo azzurro e lo maledice per la sua bellezza. Può l’uomo concepire una tale distruzione? Può l’uomo distruggere se stesso e i suoi simili con tale semplicità ? Sì, può. Racconti snocciolati davanti ad un bicchierino, tra fumo di sigaro ed una mano di carte.  Visi scolpiti nella pietra della dura verità.

Divise malconce impiastricciate di brodaglia penzolano dai rami sempreverdi dell’idiozia umana. Avventori, turisti,, passanti osservano distratti massi grigiastri di solitudine e disperazione. Un uomo solo si ferma immobile e guarda un crepaccio, il ricordo di quel giorno lo attanaglia: “ In quel momento mi sono sentito invadere da una fredda angoscia, avevo capito che quella era una madre che aveva supplicato per la vita dei figli mentre l’umanità che le stava intorno era improvvisamente ritornata prigioniera delle antiche epoche oscure.”

Il Carso ingoia tutto, corpi, ricordi, rimorsi e nostalgie. E’ là e ci rammenta che “ i ricordi sono fatali ed è legittimo pensare che nessuno, dopo aver lacerato con la memoria il proprio Sé possa illudersi di sperare nel paradiso “La semplicità delle espressioni contrasta con una sana consapevole filosofia di pensiero, purezze di idee raccontante da personaggi semplici, comuni, a volte rozzi che attraversano le pagine di questa preziosa raccolta di memorie. Struggenti descrizioni della natura addolciscono i tratti crudi e violenti della narrazione, quasi a scusarsi, quasi a compensare il dolore di certe parole, di certe immagini inquietanti, nubi soffici e legno caldo, note delicate tra fiumi di porpora: “ Fuori, sul limitare del bosco di querce, tra i rami spogli degli alberi contro un cielo di pesca sanguigna, l’occhio felino della luna al suo primo quarto spiava un cane che abbaiava lontano…”.Sono piccoli quadretti appesi ai muri della malinconia e all’amore verso la natura violenta di quei luoghi. La pietà non esiste e lo scrittore lo sa e ce lo ricorda con il racconto a me più caro. “” Favola”. Una stupenda metafora dell’olocausto e dei genocidi in genere. I corpi dei piccoli abeti nella macchia boscosa vengono trucidati brutalmente da asce affilate. Ciuffi verdi e sorridenti strappati violentemente dalla madre Terra come radici secche. Forti tronchi estirpati frettolosamente vanno a riempire camion carichi di rami, aghi, creature morenti accatastate una ad una in una specie di bara comune”…solo una lieve fragranza di resina come l’odore del sangue di una mortale ferita…” restituiva loro un minimo di dignità. L’ultimo atto prima di venire impalati in piazze adornate a festa, prima di essere rinchiusi in case calde e soffocanti per il sorriso prepotente di bambini capricciosi e l’aria compiaciuta di padri indifferenti al valore di questi nobili esseri eterni.

Al cadere dei primi aghi, un viaggio verso il cassonetto, l’odore disgustoso delle immondizie ricopre definitivamente l’aroma essiccato. Rami a bruciare nei camini, mentre il fumo sale e fiocchi biancastri dipingono il cielo. Tu piccolo abete volevi risvegliarti sereno nella tua foresta ed invece vaghi senza meta trasportato via dal vento della violenza umana.

 

 

Federica Bignardi

 

 

 

 

 

Nov 2, 2014 - musica    Commenti disabilitati su Una canzone per te che sarai sempre dentro di me

Una canzone per te che sarai sempre dentro di me

I still miss you…

&

your sweet ” Goodnight, my darling “

To my father

Eppure sentire ( Un senso di te )

by

Elisa

” A un passo dal possibile A un passo da te

Paura di decidere Paura di me Di tutto quello che non so

Di tutto quello che non ho

Eppure sentire

Nei fiori tra l’asfalto Nei cieli di cobalto – c’è

Eppure sentire

Nei sogni in fondo a un pianto Nei giorni di silenzio – c’è un senso di te .

Eppure sentire

Nei fiori tra l’asfalto Nei cieli di cobalto – c’è …

 Eppure sentire

Nei sogni in fondo a un pianto

Nei giorni di silenzio –

c’è Un senso di te “

https://www.youtube.com/watch?v=_Q3EtRpLiVU

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