Mar 2, 2012 - musica, sfoghi    Commenti disabilitati su When I feel blue I listen to this special song…

When I feel blue I listen to this special song…

Dicono che è vero che quando si muore poi non ci si vede più
dicono che è vero che ogni grande amore naufraga la sera davanti alla tv
dicono che è vero che ad ogni speranza corrisponde stessa quantità di delusione
dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più, per non farlo più
ora

dicono che è vero che quando si nasce sta già tutto scritto dentro ad uno schema
dicono che è vero che c’è solo un modo per risolvere un problema
dicono che è vero che ad ogni entusiasmo corrisponde stessa quantità di frustrazione
dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più, per non farlo più
ora

non c’è montagna più alta di quella che non scalerò
non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò
ora

dicono che è vero che ogni sognatore diventerà cinico invecchiando
dicono che è vero che noi siamo fermi è il panorama che si sta muovendo
dicono che è vero che per ogni slancio tornerà una mortificazione
dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più, per non falro più, ora

non c’è montagna più alta di quella che non scalerò
non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò
ora
ora
ora…

Feb 20, 2012 - musica    4 Comments

LA NOTTE by Arisa

 

Ho sentito questa canzone per la prima volta alla radio…mi sono fermata a guardare il lago…e ho sentito la vibrazione di complicità con Arisa…devo approfondire la sua conoscenza musicale…i suoi scritti…la descrizione é perfetta…per me…fatemi sapere…non é negativa la solitudine…tu, il tuo cuore ed il dolore. Ascoltarsi dentro non fa male…che ne pensate…ditemi…sono tut’orecchi..

Non basta un raggio di sole in un cielo blu come il mare
perché mi porto un dolore che sale che sale
Si ferma sulle ginocchia che tremano e so perchè
E non arresta la corsa lui non si vuole fermare
perché è un dolore che sale che sale e fa male
Ora è allo stomaco fegato vomito fingo ma c’è
E quando arriva la notte e resto sola con me
La testa parte e va in giro in cerca dei suoi perchè
Né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
La vita può allontanarci l’amore continuerà
Lo stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare
Ma c’è il dolore che sale che sa e e fa male
Arriva al cuore lo picchiare più forte di me
Prosegue nella sua corsa si prende quello che resta
Ed in un attimo mi scoppia la testa
Vorrebbe una risposta ma in fondo risposta non c’è
E sale e accende gli occhi il sole adesso dov’è
Mentre il dolore sul foglio è seduto qui accanto a me
Che le parole nell’aria sono parole a metà
Ma queste sono già scritte e il tempo non passerà
Ma quando arriva la notte e resto sola con me
La testa parte e va in giro in cerca dei suoi perchè
Né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
La vita può allontanarci l’amore continuerà

 

E quando arriva la notte e resto sola con me
La testa parte e va in giro in cerca dei suoi perchè
Né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
L’amore può allontanarci la vita poi continuerà
Continuerà
Continuerà

Feb 16, 2012 - POESIA    1 Comment

INCONTRO

incontro, cioccolata, freddo, cappello, amore, felicitàCammino  tra gli alberi spogli e l’erba

Secca. Le foglie scricchiolano, l’aria

Taglia il viso. A passo veloce rincorro

Pensieri vibranti, ti cerco con lo sguardo.

 

Tutti passano avvolti in cappotti, sciarpe e

Cappelli. Una donna ride, il cane scodinzola

Il bambino corre. Un tram sfreccia veloce

Davanti a me. Il luogo è giusto, l’ora anche,

i minuti passano ed il vento fischia.

 

Mi rifugio in galleria, le vetrine brillano,

dal caffè esce profumo di cioccolata.

Il mio cuore batte ed ora non sento freddo.

Un sorriso nasce dal profondo, eccoti, sei là

Stringi la tua giacca e ti sfreghi le mani,

alzi lo sguardo, mi vedi, ridi e mi saluti,

sei bello, dio come mi rendi felice.

 

Mi corri incontro e tutto si ferma.

La musica smette di suonare,

i colori sono sfumati, i contorni perdono

spessore. Ci siamo solo tu ed io, mi abbracci

forte, sento il tuo calore, le tue guance fredde.

 

Mi baci ed io sono soppraffata da te, tu parli, ridi

Ed io immobile sono rapita da te e dalla tua voce.

Non oso interrompere questo momento, non adesso

Perché ora i tuoi occhi  finalmente sono dentro i miei.

Feb 16, 2012 - sfoghi    Commenti disabilitati su CERCHI INCATENATI

CERCHI INCATENATI

sogno, illusione, cerchi

Cos’è quell’impercettibile meccanismo che s’innesca ogniqualvolta tu ti lasci andare, cedi ai sogni e alle illusioni ?

E’ il sicario della paura, inviato, non per uccidere, ma per torturare.

Ti avvolge con dolcezza e con pesantezza ti rende impotente, incapace di agire.

 Rimani lì, sospeso tra il cielo e la terra, immerso solo in pensieri improducenti senza fine. Cerchi incatenati sempre più grandi, ti rinchiudono in un unico enorme circolo senza uscita. Il dolce cullare iniziale lascia spazio a movimenti sempre più deboli, circoscritti privi di lancio e scopo. Il tentennare tra realtà e non-realtà è molto intenso; il nodo da sciogliere sta qui, nell’incertezza, padrona dei deboli e musa dei grandi.

Feb 16, 2012 - racconti    Commenti disabilitati su ALFREDO

ALFREDO

 

 

“ Alfredo, cosa stai facendo ? ”  Niente, mamma. “ Non è vero, ho visto benissimo, stavi sbirciando dalla finestra, come al solito, eh? “ Ti ho detto mille volte di non guardare fuori, è pericoloso… Tutti quei ragazzacci che si drogano, il marciume è in agguato e tu, il mio dolce bambino non può essere toccato. “ “ Sì mamma, non lo farò più. “ “ Su da bravo, ora vieni a tavola, è pronta la cena. Lavati le mani! “ “ Sì mamma. “ Alfredo rimane lì in piedi in mezzo alla stanza, con i pantaloni blu, la camicia bianca e le bretelle rosse. Alfredo ha 30 anni, il suo aspetto è normale, il comportamento un po’ meno. Lo sguardo è triste, come gli oggetti che lo circondano: un letto, un armadio, un tavolo ed una finestra, sua unica interlocutrice fra lui ed il mondo. “ Alfredooo! “ Quella voce così stridula ed ormai così abituale, gli ricorda il momento atroce e ripetitivo della cena. La preghiera del Ringraziamento prima e la lettura del salmo, poi. “ Mamma è buona e brava e si prende cura di me “ pensa tra sé. “ Perché non mi lascia mai uscire da solo, devo sempre andare con lei a fare la spesa, non mi porta mai al cinema, dice che non è istruttivo e sono tutte cose false e brutte. Io non ci credo, ci sono tante belle ragazze sui cartelloni. Alfredo al solo pensiero arrossisce. Di solito trascorre ore ed ore a fantasticare, a giocare con i pensieri e le immagini che lo vedono protagonista di mille avventure. I giorni passano lunghi, interminabili e tremendamente uguali. Un pomeriggio come tanti altri, Alfredo osserva un pettirosso sul davanzale della sua finestra. Con il viso tra le mani e lo sguardo trasognato si perde tra i meandri tortuosi della sua mente. Ad un tratto un rumore sordo lo fa trasalire, si sporge subito dal davanzale per vedere meglio cosa sta succedendo. Agli occhi di qualsiasi altra persona, la scena che si presenta è del tutto normale, ma agli occhi d’Alfredo è davvero speciale. Una macchina parcheggiata, una cassa rovesciata sul marciapiede ed in piedi, una ragazza. I capelli neri, leggermente ondulati, raccolti con un nastro rosso, la figura snella ed aggraziata riempiono il cuore di Alfredo. Una strana agitazione sorprende il nostro dolce amico mentre guarda quella bellissima creatura…E’ lei la donna dei suoi sogni. E’ così contento, comincia a saltare sul letto. Sua madre entra nella stanza di corsa “ Alfredo, sei impazzito, che cosa stai facendo?  “ No, non sono impazzito, sono solo contento, è arrivata una nuova vicina , dovremo darle il benvenuto, come abbiamo fatto con il Signor Benetti . Guarda, è davvero carina.”  La signora si affaccia alla finestra e vede la bella giovane entrare nel villino. Una forte rabbia s’impossessa della sua mente. “ Non inviteremo proprio nessuno a casa nostra, tanto meno quella lì. Non azzardarti più a guardare fuori, quella donna sarà senz’altro una poco di buono, non vedi com’è vestita. Non devi assolutamente parlare con lei. Hai capito? “ Alfredo asserisce con la testa e gli occhi bassi pieni d’ira. “ “ Me lo devi dire ad alta voce, avanti !” “ Sì, mamma “ Risponde Alfredo con le lacrime agli occhi. “ Oh, il mio povero bambino, non piangere, io ti voglio tanto bene e cerco solo di proteggerti. Sai, il male si nasconde in ogni cosa, anche in quelle belle, per ingannarci ed intrappolarci nella sua rete. Noi dobbiamo difenderci, cerca di fare come dico, ti prego.”

Alfredo la guarda triste e si allontana sconsolato. Si chiude nella sua stanza, corre subito alla finestra e scruta tra le tende la bella arrivata. Ogni giorno segue i movimenti con interesse e bramosia. Tutte le notti l’ immagine di lei tormenta i suoi sensi ed i sogni.

Di giorno Alfredo è spesso irrequieto, alza la voce e risponde male a sua madre. Una donna vedova e bigotta che ha cresciuto il figlio da sola, rendendolo timido e schivo, allontanandolo dagli altri bambini e chiudendolo in casa. Lui, il suo bimbo caro che doveva salvare dal mondo “ sporco “ e maledetto. Lui non era come quegli uomini che l’avevano maltrattata ed abbandonata, lui era casto e puro, le era sempre accanto e si occupava di lei . Tra i due si era instaurato un rapporto unico ed intoccabile. Le attenzioni della madre erano molto intense, spesso ossessive, non si accorgeva che Alfredo era cresciuto ed ormai il suo legame di figlio si stava trasformando. Cominciava a farsi uomo ed avere sentimenti e sensazioni differenti da quelli di un’infante. Non poteva sopportare l’idea che Alfredo guardava le ragazze per strada   con gli occhi sbarrati ed il viso arrossito. Alfredo le apparteneva, era il suo bambino ed il suo uomo. Il ruolo di madre e moglie si alternano continuamente creando stati di confusione in Alfredo che, ignaro di qualsiasi cosa, subisce senza comprensione il comportamento della  madre. Dal canto suo l’affetto era immenso ed il pensiero di non averla lo impauriva; in fondo era l’unica persona vicina e l’unico oggetto cui esprimere i propri sentimenti. Lui le voleva bene, lei lo amava. Ultimamente, però, le sue attenzioni si rivolgono soprattutto alla dolce Marta, eh sì, le piace proprio la vicina. Ogni giorno l’aspetta in giardino per salutarla e lei è sempre così gentile e sorridente. Una domenica mattina, armato di coraggio si presenta davanti alla porta di Marta con un mazzo di fiori. Rosso in viso e balbettante entra nel villino. Con imbarazzo, entrambe bevono il caffè e chiacchierano. E’ una bella giornata di primavera e le finestre sono aperte per far entrare i primi raggi tiepidi della stagione.  Un’aria fresca e profumata rende l’atmosfera quasi da sogno. Nella casa di fronte mamma Angela sta rassettando e solo per caso vede la scena romantica. Un improvviso calore la coglie.

“ No, non è possibile, Alfredo è mio e quella “ sgualdrina “ non può portarmelo via, non può! “

La rabbia circola nel sangue come fuoco nella paglia, i nervi sono tesi come corde d’archi pronti a colpire. “ Devo fare qualcosa, devo mettere fine a questa dannazione… “

Angela, come guidata da una forza oscura, si precipita in cucina, impugna il coltello sul tavolo, esce da casa e con furia irrompe nel villino. Alfredo e Marta sono in soggiorno seduti sul divano uno accanto all’altro, immobili. “ Figlio mio, come puoi tradire così la tua mamma, perché? “

Dicendo quelle parole si avvicina lentamente verso Marta e la fissa con odio. Alfredo non sa che fare, guarda la madre, attonito, poi si volta verso il tavolino, vede il grosso posacenere, lo afferra e come guidato da uno spirito, lo scaglia contro la donna inviperita.

La povera disperata è subito ricoverata in ospedale e dopo le dovute attenzioni, viene trasferita in una casa di cura.

Le uniche parole che continuava a mormorare sulla barella erano: “ Alfredo, non ti lascerò mai, tu sei mio, per sempre .” Marta si occupò di lui, aiutandolo a ritrovare nella sua mente quei

momenti di vita sottratogli dal troppo amore materno.