disordine ordinato

Farfa, piccolo borgo antico

 

 

 

Salendo verso Farfa, il verde rigoglioso irrompe lungo la strada e dona ombra ristoratrice ai passanti. Immagino monaci e monache devote camminare lentamente lungo la salita, pregare sommensamente e guardare stupiti le bellezze della natura, creature della mano divina.  Lunghe vesti ondeggiano ad ogni passo e le voci basse e cantilenanti si confondono con  i cinguettii oltre le fronde. La salita come penitenza, l’arrivo all’abbazia, la redenzione. La via lastricata di ciottolato conduce al monastero, é affiancata da case basse, pietre a vista ricoperte di piante rampicanti e fiori che lasciano intravedere le piccole finestre e le porte in legno scuro.

 

 

Un terrazza naturale interrompe la camminata e ti costringe a seguire il paesaggio fino al muretto. Là, le colline romane si rincorrono felici, tra il verde e l’azzurro, dolci pendii ci ricordano che la nostra terra é magnifica. La panchian  aridosso del muretto mi ricorda Giacomo Leopardi e il “suo” infinito. Per un attimo, ho smesso di respirare, un sussulto richiama il mio Io profondo, riaffiora indispettito, sembra dirimi ” Che c’é ancora, sciocca fanciulla sognatrice?” Io, sussurro altera: ” Ecco, il tuo infinito é qui, non sciuparlo”.

 

 

 Mi giro, volto le spalle all’orizzonte, siamo in pendenza, tutta la potenza del monastero sovrasta noi, piccoli esseri senza speranza. La torre con ampie finestre ad anfora, racchiude l’azzurro splendente in spazi sapientemente disegnati dall’architetto. Il bianco s’impossessa del cielo in maniera raffinata, delicata, non invadente. Rispetta la naturale vastità della volta celeste, ne é complice.

 

 

La brezza serale cala le ombre sul borgo, le stelle illuminano la notte serena e ci accompagnano verso Roma. Man mano che si scende, le luci della città salgono, solleticano il blu , lucciole divertite danzano sotto il cielo di Settembre. Estate resta ancora, non andartene. 

 

 

 

 

Farfa, piccolo borgo anticoultima modifica: 2013-09-24T18:42:30+02:00da
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